Anche stamattina ho dovuto fare il giro largo per arrivare a lavoro. Porta San Paolo, infatti, anche quest’anno è stata meta di pellegrinaggio per associazioni di combattenti(?), alte cariche dello stato, bande militari, sindaci, assessori, nani, ballerine e quant’altro. Ora – con tutta franchezza – capisco il 25 aprile, ma l’8 settembre no, proprio non mi torna! Gli italiani, alle 19.30 di quel funesto giorno del ’43, apprendono dalla voce del maresciallo Badoglio dell’avvenuta firma dell’armistizio, in conseguenza del quale “ ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo. Esse però reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza”. L’ambiguità e la vigliaccheria del gruppo dirigente legato a Casa Savoia trovano il loro apice in queste parole. Anche nel momento supremo, si rifiuta di dire con chiarezza che il nuovo nemico era diventato l’ex-alleato tedesco e, di conseguenza, s’ignora l’apporto del popolo italiano alla svolta politico-militare. Le conseguenze di questo armistizio mal preparato ed eseguito in maniera scellerata, sono tristemente note. Gli organismi militari, privi di ordini precisi, si dissolvono in uno dei più clamorosi e vergognosi crolli della storia di ogni tempo. Migliaia di esseri umani muoiono sotto i colpi disorientati di tedesci, partigiani, fascisti e alleati anglo-americani, a causa di quello che lo stesso Montgomery ha definito “il più grande tradimento della storia”.
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Verso le 22 dell’8 settembre ’43 s i udì un forte boato che scosse i muri e i vetri di casa. Alcuni prendevano la cosa alla leggera altri scapparono disordinati. Fu un giovane ad avvertire che si trattava di bombe a gas. Tutti si scaraventarono per le scale cercando di guadagnare i piani alti mantenendo il fazzoletto bagnato sul viso. Si trattava invece di bombe “regolari”. La notte fu insonne e piena di paura. si sentivano tuoni nelle campagne. La mattina il bombardamento si intensificò e verso le dieci caddero bombe un pò dappertutto. Anche sotto la villa del prefetto a via mazzini furono sganciate delle bombe a grappolo, una scheggia s’infilò nella gamba destra infuocandomi il polpaccio. L’ospedale a piazza crispi, anch’esso colpito, prestava soccorso ai feriti in luoghi di fortuna. Fu in un interrato che ripresi i sensi assistata da due splendide persone.
Questo è quanto ricordo dei racconti che mia zia (Nina), allora poco più che sedicenne, con implacabile lucidità, mi narrava sui fatti dell’armistizio.
Tradimento? Ma in che data è stato eletto Benito Mussolini? Non ricordo bene.
31 ottobre 1922. Ma questo cosa c’entra?
E’ stato “eletto” in quella data?
Non si può parlare di “tradimento” a fronte di una ascesa al potere e di una sua successiva tenuta fatta di questi ed altri eventi, rifacciamoci un pò la… memoria:
1922
25 gennaio
Sorge a Bologna la Confederazione delle corporazioni sindacali fasciste.
12 febbraio
Sul “Popolo d’Italia” Mussolini elogia gli studenti bolognesi che hanno manifestato al grido di “Abbasso il Parlamento!”.
3 marzo
A Fiume i fascisti assaltano il Palazzo del governo e proclamano l’annessione della città libera all’Italia.
26 marzo
Adunata e corteo di 20.000 fascisti lombardi a Milano.
1 maggio Adunate fasciste a Bologna e a Rovigo. Scontri con i socialisti in varie città: 10 morti. I fascisti organizzano il crumiraggio contro gli scioperi dei ferrovieri.
29 maggio
I fascisti occupano la Prefettura di Bologna (fino all’1.6).
5 luglio
I fascisti occupano il Municipio di Cremona.
12 luglio
Squadristi romani occupano Viterbo.
13 luglio
Spedizioni fasciste a Cremona contro sedi socialiste e contro le abitazioni dei deputati Guido Miglioli e Giuseppe Garibotti.
17 luglio
“Spedizioni punitive” fasciste a Tolentino (Macerata) e nel Novarese.
19 luglio
Mussolini proclama nel suo discorso alla Camera che i fascisti hanno deciso di prendere il potere attraverso l’insurrezione.
24 luglio
“Spedizione punitiva” fascista a Magenta (Milano). La tipografia milanese dell'”Avanti!” devastata dai fascisti.
26 luglio
“Spedizione punitiva” fascista a Ravenna: 9 morti tra gli antifascisti. Conflitti a Rimini, Pavia, Biella.
31 luglio
In Puglia “mazzieri” fascisti occupano il municipio di Andria e, a cavallo, muovono alla conquista di Bari difesa dagli Arditi del popolo.
2 agosto
In risposta allo sciopero proclamato dall’Alleanza del lavoro, i fascisti si scatenano a Genova, Livorno, Ancona, Bari e in molti altri centri; a Parma non riescono a passare per la decisa reazione dei lavoratori .
3 agosto
A Milano i fascisti occupano Palazzo Marino, sede del municipio socialista, e distruggono la sede dell'”Avanti!” (morti e feriti).
13 agosto
Il Partito fascista costituisce un triumvirato per organizzare e dirigere l’attività armata degli squadristi .
20 settembre
Mussolini, parlando a Udine, ribadisce che vuole governare l’Italia.
26 settembre
Parlando a Cremona. Mussolini afferma che i fascisti hanno “iniziato una marcia” che non potrà fermarsi prima di aver raggiunto Roma.
2 ottobre
Squadre fasciste “destituiscono” il sindaco sud-tirolese di Bolzano e costringono alle dimissioni il governatore del Trentino-Alto Adige.
8 ottobre
Giolitti, a mezzo del prefetto Alfredo Lusignoli, fa giungere a Mussolini una proposta di entrare nel governo. Si avviano trattative.
10 ottobre
Il ministro della Giustizia Giulio Alessio comunica le cifre delle illegalità fasciste dal 15.8.1922 al 22 settembre: 369 reati, tra cui 74 omicidi, 79 lesioni personali, 75 violenze private, 72 danneggiamenti, 37 incendi.
16 ottobre
A Milano Mussolini concorda con i quadrunviri Italo Balbo, Michele Bianchi, Emilio De Bono e Cesare Maria De Vecchi i particolari della marcia su Roma.
24 ottobre
Grande concentramento fascista a Napoli. Mussolini parla al Teatro San Carlo (“O ci daranno il governo o lo prenderemo calando su Roma: ormai si tratta di giorni e forse ore”), poi torna a Milano.
26 ottobre
I fascisti avvertono il re Vittorio Emanuele III che. se il primo ministro Luigi Facta non si dimetterà, entreranno in azione. Facta presenta le dimissioni.
27 ottobre
Il quadrunvirato fascista si insedia a Perugia e, consenziente il prefetto, assume “i poteri governativi per la provincia dell’Umbria”. Inizia la marcia su Roma. In tutta l’Italia, per ordini dal centro, le autorità civili cedono i poteri a quelle militari, e queste a loro volta li passano ai fascisti.
28 ottobre
Facta propone di instaurare lo stato d’assedio, ma il re rifiuta di firmare il relativo decreto e invita a Roma Mussolini, per trattare.
29 ottobre
Il re incarica ufficialmente Mussolini di formare il nuovo governo. Mussolini, da Milano, raggiunge Roma in vagone letto.
30 ottobre
Mussolini si presenta al re in camicia nera (“Porto a Vostra Maestà l’Italia di Vittorio Veneto”).
31 ottobre
Primo governo Mussolini comprendente popolari democratici-sociali, nazionalisti, giolittiani, uomini di destra. La Confindustria saluta soddisfatta il governo fascista.
A Roma vengono devastate sedi democratiche e di giornali antifascisti (Il Paese, Epoca, Il Comunista).
8 novembre
Il Direttorio fascista di Bari diffida i deputati massimalisti Arturo Vella e Giuseppe Di Vittorio a continuare l’attività politica.
10 novembre
Primi atti del governo fascista, tutti a favore dei grandi industriali: abolizione della nominatività dei titoli azionari, revisione dei contratti per le forniture di guerra, riduzione delle imposte di successione, cessione dell’esercizio dei telefoni a società private. Ritiro del progetto di legge per la riforma agraria presentato alla Camera dal governo precedente.
16 novembre
Mussolini pronuncia alla Camera il discorso detto “del bivacco” (“Potevo fare di questa aula sorda e grigia un bivacco di manipoli”), esplicito preannuncio del regime di dittatura personale.
24 novembre
Mussolini ottiene dalla Camera i pieni poteri fino al 31 dicembre 1923.
15 dicembre
Prima riunione del Gran Consiglio del fascismo: si decide la costituzione della Milizia volontaria per la sicurezza nazionale e la fascistizzazione di tutto l’apparato statale.
18 dicembre
A Torino, gli squadristi aggrediscono le organizzazioni popolari: 11 antifascisti uccisi, decine di feriti gravi. Per tre giorni le autorità non intervengono.
28 dicembre
Nella riunione del Consiglio dei ministri Mussolini “deplora” i fatti di Torino. Nella stessa riunione viene approvata l’amnistia riguardante i reati “commessi per un fine nazionale immediato o mediato”, (ossia i crimini fascisti).
fonte: anpi.it