Esce in questi giorni il “libro nero” degli inglesi: otto secoli di persecuzioni in Irlanda da parte dei sudditi di Sua Maestà.
La storia dell’umanità ha conosciuto innumerevoli genocidi, non si contano i popoli e le etnie sottoposte a stermini, deportazioni ed epocali tragedie, ma forse quello dell’Irlanda rappresenta il caso esemplarmente unico di un paese soggiogato, sfruttato e affamato da una potenza coloniale che per secoli ne ha schiavizzato, deportato e ucciso la popolazione con scientifica regolarità, sotto gli occhi dell’Europa.
La missione ‘civilizzatrice’ di Oliver Cromwell, che alla metà del XVII secolo sbarcò in Irlanda per dare una lezione ai nativi «barbari e assetati di sangue» e la decisione del governo di Londra di inviare, nell’agosto 1969, migliaia di soldati nel nord Irlanda, ultimo, microscopico relitto dell’Impero i cui abitanti chiedevano uguaglianza e pari opportunità (come i neri d’America!), rappresentano due stelle polari che – seppur separate da tre secoli di storia – spiegano con estrema chiarezza i sentimenti e la natura degli inglesi.
La definizione di ‘guerra di religione’ appare inadeguata non soltanto oggi, ma anche nelle precedenti fasi storiche del conflitto. Non è d’altra parte casuale che i primi sedici re inglesi che si impegnarono nella conquista dell’Irlanda fossero cattolici. A partire dall’Alto Medioevo, l’intero sviluppo storico dell’Irlanda è stato condizionato dalla violenta ingerenza del potente vicino.
I soldati inglesi che sparano su un corteo per i diritti civili a Derry, le forze speciali che uccidono i bambini sparando proiettili di plastica nelle strade o i soldati che freddano alle spalle un ragazzo disarmato dopo avergli controllato i documenti, dimostrano essenzialmente due cose: la certezza dell’impunità, cioè la garanzia di non dover essere chiamati a rispondere delle proprie colpe, e soprattutto il profondo disprezzo per un popolo considerato ‘inferiore’. Tutto ciò è accaduto con l’assenso, più o meno tacito, dell’opinione pubblica britannica e internazionale.