Month: February 2012

Americà, facce Tarzan!

Allora, vediamo un po’. Altri tre militari italiani sono morti in Afghanistan. In totale fanno 49, dall’inizio della missione. I nostri ragazzi, dunque, continuano a donare la vita, per tener fede all’impegno con la Nato e con gli americani.

Americani che, nel frattempo, con il loro solito stile dimesso e di basso profilo, danno alle fiamme corani nella base di Bagram. Sette morti e una ventina di feriti, il bilancio delle violenze scaturite da questa bella mossa dei nostri yankee liberatori. In particolare a Jalalabad, nell’est del Paese, e a Kabul, sono ancora in corso proteste e assalti contro le basi statunitensi di zona.

Il presidente Obama, nel mentre, canta un buon blues nella sua sweet home (Chicago), al fianco di B.B. King e Mick Jagger. Mentre i due nostri marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, sono prigionieri degli indiani in un bungalow fronte mare, tra fiori tropicali e bananeti. E rischiano la pena di morte per aver sparato – ormai è chiaro persino a Schifani – qualche colpo in aria, in acque internazionali.

Forse è giusto ricordare, per inciso, che il 3 febbraio del 1998, il valente capitano dei Marines Richard Ashby, alla guida del suo Grumman EA-6B Prowler, decollò dalla base di Aviano per andare a tranciare, in abile manovra, i cavi della funivia del Cermis (e con esse, anche una ventina di vite umane). Il tutto successe in territorio italiano. Il buon Ashby fu però giudicato e condannato dalla giustizia americana, a ben sei mesi di reclusione (ma fu rilasciato dopo appena quattro mesi, per buona condotta).

Tu vuò fa l’american’, ma sì nat in Italì.

In Iran, gli ispettori dell’ONU (sì, ancora esiste l’ONU), sono tornati ieri a casa con un nulla di fatto. Erano partiti per l’ennesima volta con la speranza di beccare sti benedetti armamenti atomici di Ahmadinejad, che per adesso somigliano in tutto e per tutto a quelli di Saddam (cioè, non ci sono).

In Siria, le forze del presidente Bashar al-Assad bombardano per il ventesimo giorno i quartieri musulmani sunniti, roccaforte dell’opposizione nella città di Homs, nonostante la condanna internazionale al regime, seguita ieri all’uccisione di oltre 80 persone.

La tensione cresce. Ce la faranno i nostri bruciatori di corani a tenere in piedi la giostra, in questo half time dell’impero, del quale parlava Eastwood in uno spot Crysler di qualche giorno fa? Non credo. I tempi sono maturi per un passaggio di testimone. E l’Italia lo sa.

I piloti dell’aeronautica militare d’Israele, una delle più avanzate del mondo, verranno probabilmente addestrati sui jet italiani dell’Aermacchi. A meno di imprevisti, Israele comprerà circa 30 aerei M-346, l’addestratore avanzato costruito dall’azienda del gruppo Finmeccanica.
La società italiana è stata selezionata in esclusiva dal ministero della Difesa di Tel Aviv per la fornitura dei velivoli per un valore di un miliardo di dollari (al cambio corrente sono circa 764 milioni di euro).

Prepariamoci a morire per Israele, in un domani non troppo lontano.

La prossima guerra della NATO

Siria: la prossima guerra “umanitaria” della NATO?


Vi è certamente motivo di disordini sociali e di proteste di massa in Siria: la disoccupazione è aumentata negli ultimi anni, le condizioni sociali si sono deteriorate, soprattutto dopo l’approvazione nel 2006 delle radicali riforme economiche sotto la guida del FMI che, in seguito, hanno compreso misure di austerità, congelamento dei salari, la deregolamentazione del sistema finanziario, la riforma del commercio e la privatizzazione. (IMF Syrian Arab Republic — IMF Article IV Consultation Mission’s Concluding Statement, http://www.imf.org/external/np/ms/2006/051406.htm, 2006).

Inoltre, ci sono gravi divisioni all’interno del governo e dell’esercito. Il quadro politico populista del partito Baath è stato ampiamente eroso. Una fazione all’interno dell’establishment politico al potere ha abbracciato l’agenda neoliberale. A sua volta, l’adozione della “medicina economica” del FMI è servito ad arricchire l’élite economica dominante. Le fazioni pro-USA si sono diffuse anche nei più alti gradi dell’esercito e dell’intelligence siriana.

Ma il movimento “pro-democrazia” integrato dagli islamisti e sostenuto dalla NATO e dalla “comunità internazionale”, non promana dalla base della società civile siriana.

L’ondata di proteste violente rappresenta una frazione molto piccola dell’opinione pubblica siriana. Sono atti terroristici di natura settaria. In alcun modo affrontano le questioni più ampie della disuguaglianza sociale, dei diritti civili e della disoccupazione.
La maggioranza della popolazione siriana (compresi gli oppositori del governo al-Assad) non supportano il “movimento di protesta”, che è caratterizzato dall’insurrezione armata. In realtà, tutto il contrario.

Ironia della sorte, nonostante la sua natura autoritaria, vi è un notevole sostegno popolare al governo del presidente Bashar al-Assad, che viene confermato dalle grandi manifestazioni filogovernative.
La Siria costituisce l’unico (rimanente) stato laico ed indipendente del mondo arabo. La sua base popolare ed antimperialista, ereditata dal dominante partito Baath, integra musulmani, cristiani e drusi. Sostiene la lotta del popolo palestinese.

L’obiettivo dell’alleanza USA-NATO è spodestare, e in ultima analisi, distruggere lo Stato siriano, eliminare o cooptare le élites economiche nazionali ed eventualmente sostituire il governo siriano di Bashar al-Assad con uno sceiccato arabo, una repubblica islamica pro-USA o una compatibile “democrazia” pro-USA.