Month: April 2016

Referendum

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TRE FATTORI PECULIARI DI QUESTO REFERENDUM:

1. L’insopportabile deriva ecologista (che ha raggiunto il suo apice in quel demente di Emiliano, che per promuovere il referendum libera una tartaruga “Caretta Caretta” a largo di Bari su uno yacht battente bandiera britannica, circondato da una flotta di circa 10 imbarcazioni di lusso (a motore!).

2. I cinquestellai, le macerie destroidi, la sinistra extra PD e i leader-ombra (più ombra che leader) Gianni Cuperlo e Roberto Speranza hanno voluto caricare il quesito, dando al referendum una suicida funzione politica anti-Renzi.

3. L’irrilevanza del quesito referendario.

 

TRE RISULTATI INEQUIVOCABILI:

1. Gli ecologisti restano un grave problema per il paese. Come gli animalisti, i vegetariani, i vegani e i cinquestellai (che credono agli ufo).

2. La spallata al tiranno non c’è stata, anzi gli uomini del presidente già si fregano le mani (d’altronde solo questa presunta opposizione di disagiati mentali (a destra e a manca) poteva caricare così tanto un referendum dal risultato quasi ovvio, regalando al mafio-massone Renzi l’ennesima occasione di rilancio).

3. La Total (e gli altri) continueranno a fare i cazzi loro, a parziale danno del paese, nei tempi che stabiliranno loro e il marito della Guidi.

 

NEL FRATTEMPO:

1. È morto il Senato.
2. Si è chiarito ancora una volta (qualora ce ne fosse bisogno) il divario enorme che c’è tra i social e la vita reale.
3. Speriamo che Total si muova a compassione e ci regali almeno il petrolio per compensare l’energia che in queste settimane è servita ad alimentare computer, Ipad e smartphone dai quali sono partite puttanate di dimensioni ragguardevoli.

Fra sei mesi si vota sul referendum costituzionale.
il grande assente dalla scena è L’INTERESSE NAZIONALE (questo sconosciuto), sacrificato a favore dell’odio per questo o per quel nemico.

Giovanni Gentile (tanto per entrare in clima 25 aprile) diceva che lo Stato non si restaura se non si restaurano le forze morali che nello Stato trovano la loro forma concreta, organizzata, perfetta. Lo Stato non si restaura se non si restaura la famiglia, e nella famiglia l’uomo, che è la sostanza della famiglia, della scuola, dello Stato.

Avrebbe aggiunto (anche a mio monito), che lo Stato non si restaura sui social.

Avanti popolo alla riscossa, Tempa Rossa la trionferà!

imgresMi pesa dirlo, ma credo che l’unica connessione tra la vicenda Guidi e il referendum sia il solito tempismo della magistratura che, puntuale, rilascia ai media un’inchiesta vecchia di tre anni, completa di relative immancabili intercettazioni, a pochi giorni dal voto.
 
Più in generale, si ha l’impressione che il paese rischi d’essere definitivamente affossato dalla lotta fratricida tra i clan del PD (Magistratura Democratica ha evidentemente cambiato bersaglio, la minoranza PD fluttua inebetita e impotente, tenta sabotaggi, trama, anche se poi alla fine in parlamento vota).
 
Sbagliata era dunque la telefonata, non l’emendamento. Riprorevole è l’incredibile groviglio d’ignobili interessi clientelari e familistici, tutti a marca PD, che il progetto Tempa Rossa ha generato.
Questo al netto dei soliti ambientalisti d’accatto, che ci rompono i coglioni, alla stregua dei vegani, cinquestellai, slowfooddisti, bio-integralisti, animalisti, sedicenti fascisti, no-tav e cooptati d’ogni ordine e grado, unico vero grande flagello di questo paese incatenato e sterile.
L’unico leader della scena politica italiana in questo momento è Matteo Renzi. È questo un dato incontrovertibile. Le dimissioni lampo della Guidi altro non sono che la dimostrazione concreta della sua forte leadership (in altri tempi i ministri ben più intercettati, o non si sono dimessi, o ci hanno impiegato mesi). E l’ossequio di Verdini, col suo codazzo massonico-mafioso, ne è la contro-certificazione.
C’è da domandarsi semmai com’è possibile che tutto intorno ci sia il vuoto, a chi giovi questo vuoto, chi lo favorisce e come mai, ad esempio, i media diano visibilità allo stolido Salvini anziché ad altri, un po’ meno marchiani. Ma questo è un altro discorso.
Si ha l’impressione che l’Italia sia definitivamente uscita dai giochi (così come l’Europa, d’altronde) della grande politica planetaria. In questa fase storica, il pericolo per l’Italia scaturisce proprio dalla sua impotenza, dalla pressione immigratoria, dalla violenza dei vortici bellici che girano nell’area mediterranea (e balcanica), dal crescente disinteresse degli Stati Uniti. Se il paese non prende coscienza della propria inconsistenza politica, industriale, militare e ideologica, rischia di essere risucchiato nel caos, assieme alla Grecia e alle altre appendici meridionali dell’UE che qualche leader nord-europeo vorrebbe trasformare in immensi campi profughi, assegnando a noi il compito di gendarme di flussi umani, che un tempo Berlusconi diede a Gheddafi (cosa che, ci rendiamo conto, farebbe la fortuna dei tipi alla Buzzi e delle coop, anch’esse rosse come la Tempa).
Ma è proprio dal disinteresse crescente da parte degli USA che bisogna ripartire, provando a rimettere assieme i pezzi  dello Stato Italiano (svenduti da Prodi e compagnia), riorganizzare il Paese, facendo crescere il proprio livello di autonomia economica, alimentare, industriale ed energetica. E l’Italia non può che ripartire dal Mediterraneo, il luogo in cui da ormai novant’anni s’è assopito il suo destino.
E trivellare (sì, trivellare!) può essere anch’esso un modo per ripartire, per riprendere possesso, rialzare la schiena e smetterla d’immaginarci come un popolo di camerieri e albergatori, dj, baristi e ristoratori, ma tornare a prendere coscienza d’essere altro che un mega airbnb adagiato in mezzo al mare: un faro per le genti del Mediterraneo, un faro per il mondo intero.
Renzi ha una chance dalla Storia per rimettere in moto tutto questo. Una chance che non durerà per molto.
A patto, ovviamente, che si agisca nell’interesse del paese (e quindi della Lucania) e non nel recinto degli interessi (mafiosi) del PD.