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Dante, la Bibbia e la Banca Centrale Europea

Partendo dall’assunto che la Commedia di Dante rappresenta il momento più alto della letteratura del genere umano, è interessante scoprire che, nel mezzo del cammino di essa, Dante abbia rivolto i suoi sforzi ad un trattato di contenuto politico religioso.

 

Proprio così. La datazione de “La Monarchia”, infatti, pur essendo una delle più controverse questioni offerte dalla filologia dantesca, pare proprio che si collochi durante la stesura di quei versi che tanto incantano il mondo intero. L’opera consta di un trattato di tre libri, il primo volto a dimostrare la necessità di una monarchia universale (o Impero) che possa assicurare al genere umano pace ed equilibrio; il secondo individua nel popolo romano il timoniere “ideale” di questo impero per grazia divina e capacità intrinseca; il terzo traccia una linea di demarcazione tra il potere della Chiesa e quello dell’Impero. Un’opera laica, quindi, ma non un’utopia. La tesi di Dante infatti non è basata su un ideale “a-storico”, dedotto con i mezzi della pura ragione, bensì su un background reale che richiama a sostegno la Romanità, interpretandola come filosofia della storia e immortale virtualità politica. D’altronde, questa vocazione imperiale di Roma è avvalorata nei secoli dalla volontà degli imperatori europei a pretendere a tutti i costi di essere incoronati nella città eterna. Un’opera laica dicevamo, poiché il poeta abbraccia l’idea politico filosofica dei “due soli”, Impero e Papato (il “duo luminaria magna” della Bibbia), ciascuno dipendente da Dio per proprio conto.Ciò detto, dove andiamo a cercare l’attualità politico-filosofica di quest’opera? Credo ch’essa si possa ritrovare proprio nella sua assoluta e totale inattualità: il Popolo Italiano e l’Umanità in generale sono quanto di più lontano dalla “vocazione imperiale”; i soli, così come gli dei, sono aumentati; sul pianeta non regna la pace, né temporale, né spirituale. Nessun appiglio dunque, nessun rimando. Nessun contatto con la realtà. Eppure, diamine!, La Monarchia l’ha scritta il sommo Poeta durante la composizione di quella che è ritenuta L’Opera di tutte opere delle umane genti. Non si può certo sospettare che in quei giorni in Nostro non fosse ispirato…Ipotesi. Il terzo sole, quello non previsto da Dante e, oserei dire, neppure dalla Bibbia, ha rotto tutti gli equilibri possibili. Il sole della Finanza, quello delle banche e del danaro, del mercato e del consumo, ha imposto la sua ingombrante e devastante presenza. I “luminaria magna” diventano tre. E il terzo fagocita i primi due. L’uomo s’allontana da Dante, dalla Bibbia e da se stesso, in nome della materialità e del senso del possesso. La politica e le religioni annaspano impotenti al cospetto del sole nero. 

 

Detta così, viene il sospetto che non siano né Dante, né la Bibbia ad aver mancato l’interpretazione della realtà umana, ma piuttosto il contrario.