Tag: EZRA POUND
Daneistocrazie
Oggi il nome «democrazia» è rimasto alle usurocrazie, o alle daneistocrazie, se preferite una parola accademicamente corretta, ma forse meno comprensibile, che significa: dominio dei prestatori di denaro. (Ezra Pound – Valuta, lavoro e decadenze)
Pasolini legge Ezra Pound
“Raccogliere da un bell’occhio antico la fiamma inviolata”. Ecco un buon proponimento.
L’errore è in ciò che non si è fatto
“È molto difficile per un uomo credere abbastanza energicamente in qualcosa, in modo che ciò che crede significhi qualcosa, senza dare fastidio agli altri”. [Ezra Pound]
Beauty is difficult
La Bellezza è assassinata ogni giorno dalla bruttezza degli estremisti edili, dalla volgarità delle mode d’oltreoceano, dagli assedi degli architetti, dalla non-arte contemporanea, dai dj. Eppure la Bellezza è viva. Beauty is difficult, ci ricorda Pound in uno dei suoi versi più sintomatici. È difficile, ma è ancora possibile. Secondo Raffaele La Capria, la Bellezza non è solo estetica o arte, è anche sentimento. E’ una corda che vibra dentro di noi nelle occasioni più diverse, e si presenta spesso inaspettata, spiazzante, travolgente. E’ distribuita dal caso in modo multiforme e casuale: la si può scorgere negli occhi di una vacca al pascolo, in una musica o nel volto di una donna, giovane o anziana che sia. La Bellezza è difficile, è vero, anche perché è eterna e invariabile, ma al tempo stesso indefinibile e connaturata alla sua epoca. Ci basti immaginare le mutazioni dell’ideale di Bellezza alle quali siamo sottoposti, passando da una stanza ad un’altra quando siamo in un museo. Ma da un certo punto della Storia in poi, l’ideale di Bellezza dell’uomo si disperde in mille rivoli e diviene impossibile da rintracciare. La nostra epoca è caratterizzata da questa polverizzazione. Non c’è più una strada sulla quale incontrare i canoni della Bellezza, ma mille vicoli tortuosi, pieni di bello e brutto al tempo stesso. Eppure, se andando in giro, guardiamo le forme infinite della Natura, sentiamo che dentro di noi è viva e radicata un’idea di Bellezza che, seppur soggettiva, sappiamo ben riconoscere come tale. E dunque, quando i sacerdoti accademici del Bello, delle arti e delle letterature, della politica e della storia, ci avvertono che “il regno del Bello” è ormai crollato, abbiamo ottime ragioni per non crederci, abbiamo ottime ragioni per alzare il nostro controcanto di Bellezza: senza questa primavera, il mondo sarebbe più povero.