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Mediterraneo

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Francia, Spagna, Marocco, Algeria, Tunisia, Libia, Egitto, Palestina, Libano, Siria, Turchia, Grecia, Albania, Serbia-Croazia, e in mezzo noi: una specie d’immenso molo, al centro del Mediterraneo.

L’italiano ha difficoltà col proprio mare e con la propria appartenenza: sempre più lussemburghese che mediterraneo. Questo è un errore grossolano, che fa temere per la nostra convivenza con quelli che sono stati, nel bene e nel male, i nostri compagni di cammino per secoli e secoli. Scivoliamo sempre più nella comodità e nella pigrizia mentale e spirituale di stampo anglo-sassone/americano, dimenticando le nostre prerogative di popolo e le nostre origini. 

La pace e la convivenza sono un lusso eccezionale, e bisogna pagarle con uno sforzo ben maggiore del pacifismo arcobaleno da social. Si vive in pace con i vicini solo se si fa un vero sforzo per difendere se stessi, la propria cultura e la propria identità. Un popolo sicuro della propria identità non ha nessuna paura di aprire le porte allo straniero.  Roma non ha mai avuto paura nella sua storia di aprire all’esterno, se non negli anni del suo declino. E questo vale anche per il decadente impero statunitense che in questi anni ha rafforzato i suoi confini, blindandosi fino alla paranoia (impronte digitali, passaporti digitali, videocamere, allarmi, scudi spaziali…). L’interscambio vuol dire imparare dagli altri e, se possibile, che gli altri imparino da noi. Ma per far questo, bisogna essere sicuri della propria cultura, amarla e interpretarla in modo originale, autentico, al passo con i tempi. Alcuni non saranno d’accordo, ma io trovo inutile e patetico travestirsi da nordeuropei. Tra l’altro, storicamente, quando ci comportiamo da mediterranei, il Mediterraneo ci ama e ci guarda come un popolo-guida; quando invece, per comprensibili complessi d’inferiorità,  imitiamo (male) i nostri cugini nord-europei, il Mediterraneo ci odia e ci deride (e, quel che è peggio, ci deridono pure i nord europei).

Conosciamo spesso le città e le regioni d’Inghilterra o Danimarca, ma non abbiamo idea dei confini della Siria, del Libano, del Marocco. Come fare a non vedere gli stessi colori e a non sentire gli stessi sapori del Mediterraneo su tutte le sue coste? Il genio italico è storicamente un genio mediterraneo! Come ignorare le rovine dell’Impero di Roma in tutta la costa Sud del Mare Nostrum? La culla della nostra civiltà. Dalla Siria all’Egitto, dalla Libia al Marocco. Come fare a non vedere come, anche oggi, la gente in quei paesi si occupa di quelle rovine e indica quei monumenti come riferimento, con vera fierezza ed ammirazione?  Dimenticare la ricchezza che ci lega al nostro mare, in nome di aspirazioni neo-ugonotte, è il modo migliore per tagliare le gambe alla nostra cultura e alla nostra economia. La forza nostra è nel Mare Nostro. E’ lì che si è assopito il destino degli italiani. Nessuno al mondo ha un mare così ricco di storia, di genti, di colori, di sapori.